Le fatidiche passioni, quelle attività che ci piacciono e ci prendono così tanto da farci dimenticare per un po’ il peso della vita a scapito di un momento di felicità. Tutti hanno una passione, un qualcosa che riempie la vita e le dà un proposito. O almeno, questo è quello che ci viene inculcato in testa da quando siamo dei piccoli pargoli.
Avere una o più passioni è senza dubbio una cosa positiva, il fatto di provare piacere nello svolgere una particolare attività può essere sicuramente benefico e proficuo per una persona, su più livelli. E poi, diciamocelo, è anche una cosa abbastanza romantica: è come essere innamorati, è una missione personale, uno spazio per esprimere una parte di noi stessi e coltivarla solo per noi. Peccato per quelle strane persone che una passione non ce l’hanno... eh già, incredibile ma vero. Io stessa mi reputo una di loro. Un giorno, parlando con un’amica, è venuto fuori questo argomento e lei non riusciva a concepire il fatto che io ritenessi di non avere passioni. “La devi solo ancora trovare, ma tutti hanno una passione. Vedrai!”, insisteva lei. “Chissà...” ho risposto, poco convinta. Ma da dove viene questa concezione del fatto che bisogna per forza avere una passione? No, chiedo perché la trovo un po’ irrealistica e limitante come idea.
La cosa che trovo più angosciante è che, al giorno d’oggi, fortunatamente abbiamo l’imbarazzo della scelta per quanto riguarda cosa vogliamo fare nel futuro. Abbiamo la possibilità (tranne in casi specifici) di sceglierci il percorso scolastico che ci pare e, anzi, siamo persino incoraggiati a scegliere qualcosa che ci piace, invece che qualcosa che ci porterà profitto economico. Ecco che parte la frenetica ricerca ossessiva per le passioni, quelle fatidiche attività che ci guideranno nel nostro intero percorso di vita e ci permetteranno di avere un’occupazione per la quale ci sveglieremo ogni giorno super motivati e vogliosi di andare al lavoro, felici. Questo, almeno, nell’idilliaco immaginario comune, soprattutto di noi giovani speranzosi. E chi non ce l’ha una passione? È irrimediabilmente perso? Rovinato? Ne deve per forza trovare una per poter condurre una vita lavorativa che non sia un inferno?
Che poi, se una persona non ha particolari passioni non significa che non sia buona a nulla: esiste il talento, che è scindibile dalla cosiddetta “vocazione”. Il saper fare qualcosa e il farlo con piacere non necessariamente lo si definisce come appassionante, ma non per questo ha meno valore. Gli hobby e le passioni non sono sempre la stessa cosa. In più, se una persona non trova di avere una passione, non significa che sia ignava o pigra. Forse in futuro troverà qualcosa che la appassiona o forse no, ma non per forza bisogna averne una e non per forza bisogna attenersi ad essa per avere una vita felice, che sia lavorativa o non.
Inoltre, se ci si pensa bene, quell’appassionamento che si prova verso una certa attività è un sentimento e, in quanto tale, è molto probabilmente destinato a cambiare, poiché influenzato da alcune date circostanze ed elementi che circondano l’individuo in un particolare momento della sua vita. Pensate al lavoro che dicevate di voler fare quando eravate piccoli: vi vedreste a farlo ora? Nel mio caso, manco morta. Cosa vi fa pensare, quindi, che una particolare passione che avete ora rimarrà statica a tal punto da farvi decidere di costruirci attorno un intero percorso di vita lavorativa? Poi, ovviamente, se una cosa piace al momento, ha senso seguirla, ma sempre tenendo a mente che la vita non può essere sempre pianificata e, di conseguenza, stare attaccati morbosamente a quest’idea di passione, a tal punto da andare in crisi esistenziale quando non ne si trova una, non ha senso. Se ce l’hai, buon per te! Se non ce l’hai, o ne troverai una o andrai avanti in pace, traendo il meglio dalle abilità che possiedi. Tanto l’incertezza per il futuro appartiene a tutti, appassionati e non.
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