top of page
Cerca

CANCEL CULTURE: fenomeno giustificato o pura ipocrisia?

Samia K

Aggiornamento: 4 ago 2020


Come per molti dei nuovi fenomeni, anche la cancel culture non è facilissima da definire, quindi prendo in prestito la spiegazione di Wired.it, che esprime bene il concetto: “la cancel culture, la cultura della cancellazione, ovvero la tendenza diventata molto diffusa in rete a rimuovere dalla produzione culturale persone o aziende che vengono considerate colpevoli di aver sostenuto – anche in passato, o con presunte singole azioni personali – valori contrari ai diritti delle minoranze, alla parità di genere, all’uguaglianza e in generale al politicamente corretto”. Essenzialmente, si tratta di una sorta di attivismo sociale che ha luogo principalmente sul web e che prevede il boicottaggio di persone o prodotti che vengono considerati aver commesso azioni non etiche o non “politically correct”.


Vediamo alcuni esempi concreti di persone “cancellate” negli ultimi anni. I primi due nomi che mi vengono in mente sono Harvey Weinstein, produttore cinematografico e R. Kelly, cantante, compositore e produttore discografico, entrambi famigerati per i loro crimini sessuali venuti alla luce recentemente. Altri due personaggi soggetti alla cancel culture sono il comico Kevin Hart e la scrittrice J.K. Rowling, che hanno scatenato polemiche per le loro opinioni personali considerate omofobe – nel caso di Hart, che circa un decennio fa aveva twittato frasi controverse sui gay – e transfobiche – nel caso della madre di Harry Potter, riferendoci ad alcuni dei suoi recenti tweet. Da questi esempi vediamo che si può essere soggetti a questo fenomeno di boicottaggio sia per veri e propri crimini commessi (effettivamente o presumibilmente), sia per semplici opinioni personali pubblicate, anche parecchi anni addietro.


Questo fenomeno, nonostante sia stato recentemente etichettato con l’espressione (molto catchy, come è giusto che sia) “cancel culture”, è applicato da molto più tempo e il motivo è abbastanza chiaro. Effettivamente, il pubblico ha il potere di costruire o distruggere la carriera di personaggi famosi, quindi se questi non sono in linea con l’ideale che il pubblico ha di loro, esso ha la possibilità di fargliela pagare. Da una parte, è una cosa molto positiva: significa che le persone non sono completamente passive all’industria dell’intrattenimento ma, al contrario, si sentono in dovere di essere coerenti con i propri ideali e valori, lanciandosi in una sorta di attivismo sociale che si manifesta in appassionato boicottaggio. È giusto far notare alle persone i propri errori e far loro riflettere su essi.


Ma, se ci si pensa bene, quanto è veramente giustificabile questa attività di “cancellazione”? Alla fin fine, siamo tutti esseri umani e costruiamo la nostra identità attraverso le nostre esperienze che, in grande percentuale, sono basate sugli errori, sempre che una divergenza di pensiero si possa definire “errore”. Non si sta certo parlando di cose nuove, ma i fanatici della cancel culture tendono a dimenticare che la natura e l’istintualità umana portano a fare azioni o a dire cose di cui poi ci si pente. I "bastian contrario" della situazione dovrebbero farsi un esame di coscienza ed eseguire un rewind del nastro della propria vita (che, al giorno d’oggi, può significare anche solo guardare i vecchi post di Facebook che abbiamo scritto nei nostri anni di adolescenza selvaggia... sì, sapete esattamente di cosa sto parlando). Se oggi possiamo guardare indietro alle nostre azioni e disperarci per quanto scemi eravamo una volta è perché abbiamo avuto la possibilità di crescere e di cambiare il nostro punto di vista. Abbiamo avuto la possibilità di maturare. Se qualcuno venisse a rimproverarci per cose fatte o dette in passato, ciò che diremmo sarebbe: “Sì, ma il passato è passato. Ora sono una persona diversa. Non ha senso che io mi scusi per chi sono stato”. Nessuno è immune alle fasi del cambiamento e non si è soddisfatti della propria persona finché non ci si guarda indietro e non si vede il progresso compiuto (o almeno si spera che si tratti di progresso).


Il punto è: quanto è alto il livello di ipocrisia nel condannare in modo definitivo qualcuno per le sue opinioni o per azioni passate con cui non concordiamo? Questo boicottaggio culturale è pericoloso, perché non dà alle persone il beneficio del dubbio e non lascia loro la possibilità di maturare nel naturale processo di cambiamento e miglioramento di sé, a cui ogni singolo essere umano è sottoposto. E poi, che fine ha fatto la libertà di espressione? Che fine hanno fatto il sano dibattito e il confronto? La cancel culture è estremamente dannosa da questo punto di vista, poiché incoraggia le persone a scrutinare con una mente chiusa ogni azione, passata e presente, di personaggi pubblici e li blocca dall’esprimere le loro vere opinioni solo perché non sono in linea con l’opinione pubblica popolare. Bisogna ricordarsi che “popolare” non è sinonimo di “giusto” e che, in molte epoche storiche, quelle che erano idee diffuse e socialmente accettate sono oggi viste come abomini. “A volte, la popolarità è solo una misura di quanto le persone non pensino”, dice Ayishat Akanbi in questo interessantissimo video.


Questo punto di vista era riferito al boicottaggio di personaggi per le loro opinioni personali o per le loro azioni controverse. Per quanto riguarda, invece, casi come quello di H. Weinstein e R. Kelly, che hanno commesso veri e propri crimini, provati e condannati da una giuria (o nel processo di esserlo), la questione è sicuramente più delicata. E qui ritorna il famoso dilemma: bisogna separare l’artista dall’arte? Se scoprissimo che Leonardo Da Vinci o Albert Einstein commisero dei crimini nella loro vita privata, significherebbe che dovremmo boicottare le loro scoperte/opere geniali? A voi la risposta.


La morale non è che non dobbiamo esprimere la nostra opinione quando siamo in disaccordo con qualcuno o che non dobbiamo indignarci per azioni o parole di altri, ma non è questo il punto della cancel culture: qui si parla di un fenomeno che porta con sé una mentalità chiusa e di censura che sono estremamente pericolose in una società democratica. Credo che parte della soluzione al problema sarebbe quella di smettere di idolatrare i personaggi pubblici (argomento che tratteremo meglio in un altro articolo), così magari inizieremo a vederli come normali esseri umani che commettono errori e che hanno anch’essi un’opinione personale che potrebbe divergere dalla nostra, senza essere troppo scioccati dalla cosa. Penso che tutti noi dovremmo solo essere un po’ più umili e imparare ad ascoltare il prossimo, non importa quanto teniamo a una causa e quanto offesi ci sentiamo se qualcuno ha da ridire su essa. E dobbiamo anche capire che l’apertura mentale deve venire da entrambi i lati di una discussione, non possiamo pretendere il contrario. Meno orgoglio, meno ipocrisia e più umiltà: questo ci serve.



 
 
 

Comments


ABOUT LCFM
SOCIAL

SUBSCRIBE

Gli articoli non hanno scopo propagandistico o politico e non vogliono né promuovere né influenzare. Lo scopo è esclusivamente quello di portare alla luce argomenti controversi, proporne la nostra visione e instaurare riflessione, comunicazione e un sano dibattito. 

Tutti i post sono di ideazione e scrittura delle autrici Giada G. e Samia K., che se ne riservano tutti i diritti.

Iscriviti per non perderti nessun articolo e rimanere sempre aggiornato!

Grazie per l'iscrizione :-)

© 2023 by FEEDs & GRIDs. Proudly created by Giada & Samia with Wix.com

bottom of page