“Chi sono i tuoi idoli?”: qualche anno fa una ragazzina mi fece questa domanda e io ci rimasi di stucco. “Idoli? In che senso?”. E lei: “Ma sì dai, i tuoi idoli... tipo che cantanti ti piacciono? O che youtuber segui di più?”. Questa conversazione oggi mi fa riflettere particolarmente.
Il termine “idolo” viene definito così dall’enciclopedia Treccani: “Oggetto o immagine d’oggetto adorato e venerato in quanto ritenuto una divinità o simbolo di una divinità”. Da quando abbiamo iniziato a concepire le celebrità come delle divinità? Non sono più solo “star”, “VIP” (e chi più ne ha più ne metta): abbiamo iniziato a considerarli personaggi da venerare e adorare a livello spirituale. È questa l’odierna concezione di religione? Ahia...
Non è certo una novità il concetto di idolatria dei personaggi famosi: esiste da quando esistono i VIP. I social, però, ci permettono di essere sempre più a contatto con loro, possiamo "stalkerarli" per bene e vedere i dettagli delle loro vite, che siano esibite da loro volontariamente o meno, poiché le informazioni su di essi (sì, essi, perché ormai sembra non si tratta quasi più di persone) sono continuamente in circolo. Il fatto di avere la possibilità di sapere sempre di più riguardo a queste celebrità non fa altro che fomentare la nostra ossessione per loro, a tal punto da creare quasi delle sette di fan sfegatati pronti a tutto pur di reclamare il loro ruolo nel difendere, sostenere e adorare i loro idoli. E la cosa sconcertante è che molte volte tutto ciò si basa, più che altro, su una forte infatuazione per le qualità fisiche di questi personaggi, piuttosto che per il loro talento.
Ma il vero pericolo, soprattutto per i più giovani, sta nel prendere queste persone come un modello di vita, come un esempio da seguire in tutto e per tutto. Un idolo, se ci riferiamo alla definizione originale, è una divinità e, in quanto tale, viene considerata l’emblema di perfezione. Si sa, la perfezione non esiste tra noi miseri umani, quindi perché ci ostiniamo a credere che delle persone, solo perché si trovano in uno stato di fama (che può essere legittimamente guadagnato, o meno), siano intrinsecamente perfette? Nello scorso articolo sulla cancel culture abbiamo parlato di come anche le celebrità siano persone e di come, in quanto tali, possano benissimo commettere degli errori. Nell’articolo veniva accennato che una soluzione per questo fenomeno degradante possa essere la cessazione di questa idolatria spropositata verso i VIP, che porterebbe con sé anche una drastica diminuzione delle aspettative che abbiamo su di loro e, di conseguenza, uno shock minore nello scoprire i loro flop.
Seguire delle persone talentuose e aspirare ad avere le loro abilità, o semplicemente ammirarle, può essere molto proficuo. Il problema sorge quando iniziamo a chiamare dei personaggi famosi i nostri “idoli”, che sia per ragioni superficiali o per motivi più profondi. C’è una differenza fondamentale tra l’ammirazione (l’atteggiamento assorto di meraviglia di fronte a qualcosa di bello e affascinante) e l’adorazione (l'atto esteriore e interiore di chi adora la divinità, espressione di consapevole inferiorità, di riverenza, d'amore). In più, non dimentichiamoci di fare qualche ricerca sulle losche realtà dell’industria dell’intrattenimento, così magari ci potremmo finalmente rendere conto che la vera divinità, per molte di queste persone, è il denaro e che farebbero qualsiasi cosa per esso. Inoltre, i nostri adorati “idoli”, per la gran parte, non sono altro che prodotti che vengono venduti e pubblicizzati in un certo modo per poter ottenere un preciso effetto sul pubblico.
Un esercizio per la mente e per allenare la nostra consapevolezza potrebbe essere quello di provare, la prossima volta che vedrete i vostri idoli esibirsi, a guardarli con occhi più umani. Provate ad andare oltre la facciata e a cercare sia il bene sia il male che giace nelle loro personalità. Troverete le insicurezze, l'invidia, l'altruismo, l'avidità, la curiosità: tutte caratteristiche tutt'altro che divine. Quindi, per l’amor del cielo, smettiamola di chiamarli “idoli”.
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